InSound - Jan Bang "And Poppies From Kandahar"

13.07.10

REVIEW

Lavoro rischioso e ambizioso al tempo stesso, questo ...And Poppies From Kandahar, autentico crocevia di poetiche affini e autentiche. Collaboratore prezioso di grandi musicisti e pro- duttore tra i migliori in circolazione, Jan Bang ha contribuito, in modo “invisibile” ma determinante, alla realizzazione di al- cuni dei capolavori dell’ultimo decennio, e con questo album chiama a raccolta alcuni dei colleghi con cui ha collaborato negli ultimi anni. Gli ospiti illustri - Jon Hassell, Nils Petter Molvær, Arve Henriksen, Sidsel Endresen - per originalità del timbro e linguaggio, a un primo ascolto minacciano di sposta- re l’attenzione e confondere le idee, ma Bang, deciso e sapien- te quale è, riesce a superare brillantemente la situazione evi- tando il già sentito grazie a sfumature e continui guizzi d’im- prevedibilità che rendono il lavoro originale, dal filo narrativo coerente.

Con grande maestria Bang realizza un lavoro affine, per tecni- ca di realizzazione, a Cartography dell’amico Arve Henriksen, ma con meno groove e strutture, decisamente più scarno e mi- nimale nel risultato, in linea con l’estetica di David Sylvian, autore dei titoli dei brani, e della sua Samadhisound. Si tratta di un lavoro di qualità dalle atmosfere ambient, di grande poe- sia e lirismo, in cui si alternano e sommano il Kammerflimmer Kollektiff, Molvær che improvvisa romanticamente su Schu- mann, Bang stesso che campiona frammenti di Wagner, Hen- riksen tra falsetto e tromba flautata, Hassell che con i suoi suoni dal “Quarto mondo” si fa ipnotico e l’inconfondibile vo- ce di Sidsel Endresen che incanta. Paesaggi sonori densi di emozione, lontani da generi musicali predefiniti, in cui regna- no lirismo e melodia: a scapito della sperimentazione, ma nel cuore della qualità contemporanea. (L.V.)


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INTERVIEW

Artista dall’orecchio sorprendentemente acuto per il sound design e con quattro Grammy norvegesi all’attivo, è tra i produttori più influenti del suo Paese. È Jan Bang, classe ‘68 e cresciuto a Kristiansand, nel sud della Norvegia, dove ha fondato il rivoluzionario Punkt Festival. Autentico mago delle alchimie sonore è salito alla ribalta per aver coniato il termine “Live Remix”, dando vita a una nuova forma di mu- sicalità dove contrappunto, musica sacra, composizione istantanea, jazz, folk, elettronica... si fondono senza pudo- ri né etichette.

Collaboratore di musicisti norvegesi e internazionali di pri- m’ordine, come Jon Hassell, Arve Henriksen, Sidsel Endre- sen e Nils Petter Molvær, ha contribuito in modo invisibile ma determinante alla realizzazione di alcuni capolavori contemporanei del catalogo Ecm, da Khmer di Nils Petter Molvær ai più recenti Cartography di Arve Henriksen e Last night the moon came... di Jon Hassell. Ora sta attraversan- do un momento di particolare grazia e creatività e in con- comitanza con la pubblicazione dell’album da solista ...and Poppies from Kandahar per la prestigiosa Samadhisound di David Sylvian, si cimenta con i celebri Lieder di Robert Schumann, a duecento anni dalla nascita del compositore tedesco e assieme ai suoi amici di sempre, Arve Henriksen ed Erik Honorè, come solo lui sa fare.


IS - Come ti sei avvicinato alla musica, quali sono state le prime influenze?

Bang - Vengo da una casa piena di musica. Sono cresciuto ascoltando l’ampia collezione di dischi di mio padre - Ravel, Debussy, Massenet, Schubert, Brahms a Cowell, Nørgaard, Co- peland e tanti altri. Da bambino cantavo le arie, per lo più della musica nera, con mio fratello e le mie sorelle e dopo la scuola correvo a casa per suonare al pianoforte per molte ore: erano canzoncine, ma mi divertivo. Poi ho iniziato a prende- re la cosa più sul serio e oltre al pianoforte ho iniziato col violino. In seguito è arrivata la mia prima band con il mio amico, Erik Honoré. Io cantavo e suonavo il sintetizzatore.


IS - A cosa s’ispira la tua musica oggi, dove fonda le sue radici? Quel primo duo è stato per me molto formativo, e mi ha por- tato ad approfondire il lavoro di produzione negli anni No-vanta allo studio Disclab di Oslo. In quegli anni ho pro- dotto tanti gruppi pop e fatto remix in prevalenza per i club. È stato un periodo cruciale, ho appreso moltissimo da altri produttori, quasi tutti della scena elettronica di Tromsø, come Dj Strangefruit, per ci- tarne uno. Questo mi ha dato l’opportunità di entrare in contatto con la scena jazz/impro norvegese e inizia- re a collaborare con artisti co- me Nils Petter Molvær, Sidsel Endresen, Bugge Wesseltoft e Audun Kleive. Con Dj Strange- fruit, poi, ho lavorato intensa- mente in Khmer di Nils Petter Molvær e Mungolian Jet Set.


IS - C’è un musicista che ha se- gnato in modo determinante il tuo percorso musicale?

Bang - Le prime influenze in- cludono la musica pop afro- americana, mentre da ragazzo ho ascoltato molta musica al- ternativa europea. Album co- me 7 songs degli 23 Skidoo, Dream Theory in Malay/Possible Music di Eno/Hassell e Brilliant Trees di Sylvian sono state tut- te cruciali nello sviluppo e for- mazione di una sorta di mia identità. Sleepwalkers woman di Scott Walker ebbe su di me un impatto molto forte, in pa- rallelo a un grande interesse per la musica dance e classica.


IS - Elettronica, dance, contemporanea colta, jazz... Che idea hai della tua musica?

Bang - Cerco di seguire l’istinto e andare dove mi porta la mia concentrazione. La musica è qualcosa che passa in mo- do semplice e talvolta sono fortunato a catturare e restitui- re parte della magia che sta accadendo. La musica che fac- cio si colloca a metà strada tra l’improvvisazione e la com- posizione, con chiari riferimenti, ovviamente, alle persone con cui sto lavorando.


IS - Ora veniamo al tuo “strumento”, il live sampling: com’è nato?

Bang - Tutto è cominciato quando ho iniziato a esibirmi con Bugge Wesseltoft, credo nel 1996: era l’inizio del suo concept New Conception of Jazz. Bugge mi chiese: “Sto mettendo insieme una band e vorrei che tu ne facessi par- te. Cosa potresti fare dal vivo?” e io pensai “ho questo nuo- vo campionatore Akai, potrei utilizzarne i suoni e campio- nare i musicisti sul palco anziché i dischi”. Allora decidem- mo di chiamare questa cosa in un modo del tutto nuovo per l’epoca, “live sampling”, una definizione divenuta oggi espressione corrente. Questo ha creato una nuova forma di musicalità dove ho potuto improvvisare con l’elettronica, un lavoro duro e veloce che ti richiede di lavorare in paral- lelo - presente, passato e futuro!


IS - E il Punkt Festival?

Bang - Punkt è il risultato naturale di quello che ho svilup- pato nel corso degli anni in grande scala, ovvero il concept del “Live Remix” nella forma più ampia del termine. Al Punkt anziché campionare dal vivo singoli musicisti cam- pioniamo interi concerti, e il suono multicanale del palco principale dell’Agder Teater viene trasferito in un piccolo palco/studio chiamato Alpha Room, aperto al pubblico so- lo durante il festival. In questo ambiente intimo la musica viene remixata a pochi minuti dal concerto del palco principa- le da musicisti, produttori e re- mixer affermati. L’idea risale al 2002, Erik Honorè e io ci ritro- vammo seduti al tavolino di un caffé di Kristiansand a prendere appunti su un tovagliolo... Ci sarebbero voluti ancora tre anni perché il primo Punkt Festival si realizzasse. Tutto si basa su una rete spontanea di persone, in- tendo dire persone che abbiamo incontrato nel corso del tempo e che, a nostro avviso, possono apportare qualcosa di unico agli spettacoli e all’evento in gene- rale - e quindi non solo musici- sti, ma anche artisti, addetti al- l’ufficio stampa, volontari e tut- to quello che ruota attorno al festival.


IS - Che direzione prenderà in fu- turo?

Bang - Credo che proseguirà al- la ricerca di altre collaborazioni con altri festival all’estero, do- po le bellissime esperienze al London Jazz Festival e all’Enjoy Jazz di Mannheim.

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IS - Sei un musicista di grande sensibilità, partner ideale di Hassell, Molvær, Henriksen, Dou- glas, come mai questa particola- re affinità con la tromba?

Bang - La tromba ha un suono che è facile da trasformare e funziona bene nella maggior parte delle situazioni. Ho lavo- rato con alcuni dei più grandi trombettisti al mondo e per questo sono loro molto grato. È interessante perché si tratta di una comunicazione bidireziona- le, dove posso cogliere una linea dalla tromba e portarla a un altro livello, facendola di- ventare il possibile punto di partenza per una nuova melo- dia o di una nuova sonorità per lo strumentista.

IS - Musicista, produttore, compositore, direttore artistico, quale ruolo è dominante?

Bang - È un tutt’uno. Sono stato fortunato in questi anni a lavorare e potermi esibire dal vivo con musicisti fantastici, anche se in realtà preferisco lavorare in situazioni più con- trollate come può essere quella dello studio. Come dicevo prima l’ambito nel quale mi sento più a mio agio si colloca a metà tra improvvisazione e composizione: questo è evidente nel concept del “live remix”, dove improvviso su materiale altrui, ma anche come organizzatore del Punkt Festival.


IS - Il tuo nuovo disco ...And Poppies from Kandahar com’è nato?

Bang - Era il gennaio 2009 e avevo da poco trasferito il Punkt Studio nella nuova sede del bel quartiere di Oddero- ya. Ho iniziato a scrivere del materiale, creando dei sempli- ci bozzetti strumentali, come faccio di solito. Poi ho pensa- to a quali musicisti avrebbero potuto dare un forte impulso migliorativo al progetto. Si tratta dello stesso procedimen- to adottato in studio per l’album Cartography di Arve Hen- riksen. Questa volta però volevo fare un album mio, da so- lista, e chiedere ad alcuni musicisti di reagire a ciò cui ave- vo lavorato nel tempo.


IS - E alla SamadhiSound di David Sylvian come sei arrivato?

Bang - Nel 2002 David stava realizzando un album solo stru- mentale, Camphor, e si è messo in contatto con il mio amico Nils Petter Molvær, chiedendogli se era interessato a realiz- zare un remix di “Mother and Child”, un brano tratto dal suo album Secrets of the Beehive. Fu allora che dissi a Nils Petter: “Se lavorerai a un remix per David Sylvian voglio assolutamente esserci anch’io!” e così è stato. In seguito, lavorando all’album Crime Scenes, realizzato al Punkt, ho chiesto a Da- vid di contribuire alla realizzazione di un brano strumentale divenuto poi “Angels” nell’album Chiaroscuro di Arve.


IS - Cambierà il tuo ruolo dopo questo disco?

Bang - Non si tratta del mio primo lavoro da solista, ma lo ritengo particolarmente importante. Vorrei lavorare con questo nuovo materiale da solista e al tempo stesso produr- re o comunque lavorare con altri artisti. Essere un produt- tore mi consente di essere costantemente creativo in diver- si ambiti e direzioni. È un continuo processo di apprendi- mento, molto positivo per l’attività del cervello.


IS - In conclusione parlaci del nuovo progetto Schumann Ex- tended.

Bang - Qualche anno fa sono stato invitato, assieme a Erik, Nils Petter e Eivind Aarset allo Schumannfest di Düsseldorf. Nella sala principale la Chamber Orchestra of Europe ha ese- guito la Terza Sinfonia di Robert Schumann, detta anche Rhienzie, e poco dopo, nel foyer, noi abbiamo eseguito un live remix. Avevo conosciuto Schüler Beate, la direttrice ar- tistica dello Schumannfest, durante una sua visita al Punkt Festival a Kristiansand e quindi quando, qualche anno do- po, mi ha ricontattato per il progetto sui Lieder è stato fa- cile per me accettare. A composizioni completate ci siamo resi conto che si sarebbe trattato di un progetto collettivo, di stretta collaborazione tra Arve, Erik e me.


IS - Si tratta di composizioni nuove, materiale di Schumann, o cosa?

Bang - Poiché viviamo in luoghi diversi, io ed Erik abbiamo lavorato in studio a Kristiansand, e con Arve, che si trova- va a Oslo, ci siamo scambiati file. È un modo stimolante di lavorare che abbiamo sviluppato negli anni e ci dà totale li- bertà nell’interpretazione dell’input di altri. Questa volta abbiamo realizzato tutto nel giro di una sessione intensis- sima di una settimana. È stato un processo stimolante per tutti e siamo molto soddisfatti del risultato. Non si tratta di una versione 1:1 delle composizioni di Schumann, ma di nuove composizioni con riferimenti e rimandi a Schumann e al periodo in cui ha vissuto.


IS - Diventerà un disco?

Bang - Ci sono buone probabilità perché il materiale è mol- to promettente.


IS - Lo eseguirete al prossimo Punkt?

Bang - Quest’anno ho chiesto a Arve ed Erik di unirsi a me per ...And Poppies from Kandahar, per cui potrebbe essere che faremo qualche brano di Schumann. Vedremo... Inoltre abbiamo chiesto alla compositrice contemporanea estone, Helena Tulve, di comporre un remix su materiale di ...and Poppies from Kandahar da eseguire con un ensemble acusti- co al festival di settembre.


IS - Farai un tour promozionale? Quale sarà la line-up?

Bang - Sì, inizierò un tour in duo col chitarrista Eivind Aar- set tra l’autunno 2010 e l’inizio del 2011. Spero di venire anche in Italia. Continuerò comunque a collaborare con Jon Hassell e Arve Henriksen e intensificherò la collaborazione con la cantante Sidsel Endresen. Inoltre, per questa prima- vera, ho in programma alcuni concerti con Nils Petter e non vedo l’ora.


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